San Guinefort

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San Guinefort o Guignefort di Borgogna era un cane levriero vissuto nel XIII secolo, che fu oggetto di devozione popolare quale santo per i miracoli che scaturirono presso la sua tomba, oggetto di culto e pellegrinaggi nella zona di Lione, a Sandras, tra Chatillon-sur-Chalaronne e Marlieux.
Secondo la leggenda, il cane era di guardia in un castello dove il cavaliere suo padrone viveva col figlio, di pochi mesi. Tornando un giorno dalla caccia, il cavaliere vide che la stanza del figlio era stata messa a soqquadro, con la culla rovesciata, mentre il cane aveva le zanne insanguinate. Del bambino, ancora in fasce, non v’era traccia. Credendo che il cane lo avesse sbranato, egli lo uccise immediatamente con la sua spada; tuttavia, poco dopo sentì il bambino piangere e lo trovò illeso sotto la culla, assieme a una vipera uccisa dal cane. Esso, dunque, era stato protagonista di una lotta non per fare male al bambino, ma per salvargli la vita.Una volta scoperto l’errore, con pentimento il cavaliere seppellì il cane in una tomba coperta di pietre, e il luogo divenne meta di pellegrinaggi; in breve tempo si creò un fenomeno insolito, dove numerosi ex-voto venivano portati al santo-cane in ringraziamento dei miracoli e delle grazie che, secondo i popolani, compiva, soprattutto per la tutela dei bambini.
Con il tempo, e soprattutto grazie a un’incessante passaparola che durò secoli, la sua figura fu assimilata a quella di un santo umano, in carne e ossa. Il suo culto, proibito più volte, persistette a tutte le condanne e venne abolito definitivamente solo negli anni Trenta del XX secolo dalla Chiesa Cattolica.
La festa di San Guinefort cadeva nel periodo della canicola.
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La canìcola rappresenta il periodo del maggiore caldo estivo; in particolare il caldo afoso e opprimente delle ore centrali della giornata, caratterizzato da alti valori di temperatura e umidità e assenza di vento.Il nome deriva dal latino Canicula (“piccolo cane”), ovvero la stella più luminosa (Sirio) della costellazione del Cane Maggiore, che sorge e tramonta con il Sole (levata eliaca) dal 24 luglio al 26 agosto (il periodo appunto della “canìcola”). Il nome della costellazione deriva probabilmente dagli antichi Egizi, in quanto avvertiva (come un cane vigile) l’arrivo del periodo delle inondazioni del Nilo.
Nel medioevo essa iniziava il 25 luglio, festa di San Cristoforo e terminava il 24 agosto. Questo periodo dell’anno aveva una particolare attrazione simbolica nella cultura popolare: per esempio vi cadeva la festa di San Guinefort, il santo cane. Il forte simbolismo di questo periodo era derivato da varie credenze: si pensava per esempio che la presenza di Sirio nel cielo fosse la causa della calura, sommandosi il suo calore a quello del sole; aveva risvolti malefici per il “surriscaldamento del sangue” che facilitava le malattie, in realtà causate dall’aumento delle zanzare malariche. Il caldo canicolare influenzava, sempre secondo le credenze medievale, anche la riuscita di alcune ricette tecniche, per cui era il periodo propizio per procurasi alcuni ingredienti e lavorarli adeguatamente per ottenere particolari sostanze. Il termine “solleone” è sinonimo di canicola.
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Anubi, il Buon Pastore e San Cristoforo Cinocefalo
Affini ai Cinocefali, dal punto di vista “teratologico” avendo la stesse fattezze, sono anche le divinità egizie Anubi e Upuaut. In questo caso però, l’uomo-cane assume un significato simbolico differente, quale tramite tra il mondo dei vivi e dei morti, nel quale il defunto rinasce a nuova vita.Fino all’inizio del IV secolo l’unica immagine di Gesù autorizzata era una rappresentazione allegorica del Buon Pastore, che non era un ritratto, ma solo la figura di un uomo con la testa di sciacallo, portante sulle spalle la pecorella smarrita.[1]
Il santo cristiano Cristoforo viene raffigurato in moltissime icone e affreschi bizantini con le fattezze di Cinocefalo.
Nella Passio sancti Christophori martyris, un testo presente in varie opere di patristica e che ebbe molta diffusione in epoca medioevale, viene narrata la leggenda del santo, che sarebbe proprio un Cinocefalo convertitosi al cristianesimo.
San Cristoforo Cinocefalo presenta caratteri comuni sia al dio egizio (San Cristoforo traghetta Gesù bambino, portandolo sulle spalle, da una riva all’altra di un fiume, così come Anubi “traghetta” le anime fra il regno dei vivi a quello dei morti) sia ai molteplici racconti di Cinocefali (talvolta San Cristoforo viene rappresentato come un gigante, attributo condiviso da diverse popolazioni di uomini-cane).
La figura di San Cristoforo, sebbene acquisisca alcuni tratti del mito dei Cinocefali (il gigantismo, l’abbruttimento prima della conversione) ne ribalta completamente lo status morale, nella sua santità. Un autore altomedievale (IX secolo d.C.), il monaco benedettino Ratramno di Corbie (Ratramnus) nella lettera Epistola de Cynocephalis afferma che i Cinocefali debbano essere considerati come esseri umani. Questo documento esprime un duplice e più complesso atteggiamento verso i popoli mostruosi che si sviluppa nel tempo, che vede al di là dell’ostilità prevalente, anche l’accettazione come parte della creazione di Dio.
Come riportato da Massimo Izzi, A.H.Krappe e Ph. Walter, la figura di San Cristoforo sarebbe, anche, un retaggio di culti pagani legati al moto astronomico di Sirio, stella appartenente alla costellazione del Cane Maggiore.
La festa del santo cade il 25 luglio e il riferimento astronomico riguarderebbe il periodo della “canicola”, quello in cui il sorgere e tramontare di Sirio coincidono con quelli del Sole.